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Règgio Calàbria.

(ufficialmente Règgio di Calàbria). Città della Calabria e capoluogo della provincia omonima. Massimo centro demografico della Calabria, R.C. sorge a 31 m s/m., alle pendici dell'Aspromonte, sulla sponda orientale dello Stretto di Messina. 180.353 ab. CAP 89100. • Econ. - Posta al centro di una zona agricola la cui fertilità è favorita dalla mitezza del clima subtropicale, è importante mercato di agrumi, olio, vini, ortaggi. Le industrie, in genere di dimensioni piccole o medie, sono prevalentemente dedite alla trasformazione dei prodotti del settore primario: rinomata è quella dell'estrazione di essenze e di profumi agrumari e floreali (bergamotto e gelsomino) presso una stazione sperimentale unica in Europa. Inoltre, sono presenti stabilimenti meccanici, tessili, del legno, del vetro e dei materiali edili. R.C. è dotata di un porto. Rilevante il turismo, in particolare balneare. • St. - L'antica città fu fondata da Greci provenienti dall'Eubea nella seconda metà dell'VIII sec. a.C. R.C. ebbe originariamente un regime aristocratico, fondato sul potere di un limitato numero di possidenti; alla figura del legislatore Caronda - sulla cui storicità gli studiosi non concordano -, il quale avrebbe dettato leggi per le colonie calcidesi dell'Italia meridionale e della Sicilia, le fonti attribuivano la paternità del codice di leggi e di disposizioni più eque e democratiche, in base alle quali la città fu in seguito governata. Nel VI sec. a.C. R.C. si alleò con Locri contro Crotone, le cui forze furono sconfitte nella battaglia della Sagra. Incalzata dalla duplice minaccia degli Etruschi e degli Iapigi, nel V sec. a.C. cadde sotto la tirannide militare di Anassilao (494 a.C.); questi diede nuovo impulso alla città introducendovi coloni provenienti da Samo e da Messene; inoltre, minacciato dai tiranni delle città siceliote di Gela, Agrigento e Siracusa, si alleò con i Cartaginesi e insieme a costoro fu sconfitto nella battaglia di Imera (480 a.C.). In seguito a ciò la città cadde sotto l'influenza siracusana, dalla quale cercò di svincolarsi intorno alla metà del V sec. a.C., quando il governo democratico di R.C. strinse un'alleanza con Atene; in virtù di tale trattato, gli Ateniesi la utilizzarono come base per le operazioni militari nella spedizione contro Siracusa del 427-24 a.C. Per contro, durante la seconda spedizione ateniese in Sicilia (415-13 a.C.), R.C. si mantenne neutrale. Nel 404 a.C. iniziò la lotta contro Dionigi I di Siracusa, il quale nel 387 a.C. distrusse gran parte della città, ricostruita poi da Dionigi II. Nel III sec. a.C. R.C. ebbe a subire la pressione militare dei Bruzi, per difendersi dai quali entrò nell'alleanza romana (270 a.C.), divenendo socia navalis e quindi municipium (89 a.C.). Pur importante per la sua posizione strategica e commerciale, durante il periodo romano fu scarsamente popolata e Ottaviano vi stanziò una colonia di veterani. Punto obbligato di passaggio sulla via della Sicilia, fu devastata da Alarico (410 d.C.) e occupata da Totila all'epoca della guerra greco-gotica (549), divenendo - caduto l'Impero romano d'Occidente - uno dei principali obiettivi degli eserciti invasori d'Italia. Conobbe un periodo di grande floridezza sotto il dominio dei Bizantini dell'Impero d'Oriente, che elevarono l'antico vescovado della città a sede metropolitana dei loro possedimenti nell'Italia meridionale. Nel 901 fu conquistata dagli Arabi, che ne massacrarono la popolazione, rea di aver fornito sostegno alla ribelle Palermo; tornò quindi sotto i Bizantini (909), che, arricchendola di opere d'arte e di monumenti, ne fecero il centro amministrativo dei loro possessi in Italia e la residenza del duca di Calabria. Nel corso del X sec. si avvicendarono a R.C. le dominazioni dei Longobardi, dei Saraceni di Squillace, degli emiri palermitani e nuovamente dei Bizantini. Nel 1060 la città cadde nelle mani del principe normanno Roberto il Guiscardo: durante il dominio dei Normanni furono rinsaldati i legami di R.C. con i centri della Sicilia, in particolare Messina. Solidale con la Sicilia allo scoppio della guerra dei Vespri (1282), passò per due volte agli Aragonesi, che se ne servirono come base nella lotta contro gli Angioini; questi ultimi - ai quali R.C. fu assegnata alla fine del conflitto (1302) - dapprima ne soffocarono nel sangue i tentativi di rivolta, quindi se ne conquistarono la fedeltà con un'accorta politica amministrativa e con la concessione di numerosi privilegi. Dopo una serie ulteriore di contrasti fra Angioini e Durazzeschi, nel 1404 fu conquistata da Nicola Ruffo, conte di Catanzaro, in nome di Luigi d'Angiò; la dominazione dei Ruffo terminò nel 1411, quando la città fu presa dagli eserciti di Ladislao di Durazzo. Passato il Regno di Napoli dagli Angioini agli Aragonesi, R.C. fu dapprima trasformata in feudo dei Cardona (1445), quindi nuovamente restituita al demanio. A partire dal XVI sec., con la dominazione spagnola, iniziò la decadenza della città, anche a causa delle frequenti incursioni dei pirati turchi, che la saccheggiarono ripetutamente (1511, 1519, 1543, 1594); nel 1783 un terremoto la ridusse in rovina. Nel periodo napoleonico la città, ricostruita nel frattempo con criteri moderni, fu costituita in ducato per il generale Oudinot (1808) e, a causa del ruolo chiave assunto per la conquista del Napoletano dalla Sicilia borbonica, venne bombardata dalla flotta inglese nel marzo 1810. Durante il Risorgimento insorse contro Francesco II (1847) e nel 1860 fu conquistata da Garibaldi. La città risorse nuovamente dopo il terremoto del 28 dicembre 1908, che la distrusse completamente e provocò circa 12.000 vittime; durante la seconda guerra mondiale, nel corso delle operazioni alleate di preparazione allo sbarco in Calabria, fu colpita da bombardamenti aerei e navali (1943). • Arte - Quantunque R.C. fosse nell'età antica e nel Medioevo centro importante di vita politica, religiosa ed economica, non si è potuta determinare la topografia della città antica a causa dello sconvolgimento provocato dai numerosi terremoti: infatti, distrutta una prima volta nel 1783 e ricostruita con pianta regolare e con aspetto in parte monumentale, R.C. fu nuovamente annientata dal terremoto del 1908, in seguito al quale fu riedificata asismicamente, con aspetto moderno, caratterizzato da vie lunghe e rettilinee in direzione Nord-Sud e gradinate in direzione Ovest-Est. Ciò nonostante, delle vestigia più antiche si conservano un tratto delle mura urbane (a doppia cortina di blocchi di arenaria, risalenti probabilmente alla ricostruzione voluta da Dionigi II di Siracusa nel IV sec. a.C.), un'area sacra a Nord-Ovest del centro abitato, con resti di un tempio del V sec. a.C. e la ricca decorazione fittile di un altro tempio del VI sec. a.C. L'agora del centro greco e il foro della città romana sono forse da collocare al di sotto dell'odierna piazza Italia. Altri monumenti pervenuti sono il castello aragonese (XV sec.) e la neoromanica chiesa di Sant'Agostino; all'interno del duomo, anch'esso ricostruito dopo il terremoto in stile neoromanico, sono opere di artisti barocchi meridionali e un pregevole tesoro. R.C. è sede di importanti istituti di cultura, fra i quali si ricordano il Museo nazionale, che conserva le ricche collezioni di materiali archeologici d'età arcaica e classica, comprendenti fra l'altro le celebri statue dei cosiddetti Bronzi di Riace, e la biblioteca comunale. ║ Provincia di R.C. (3.183 kmq; 564.223 ab.): occupa la parte più meridionale della regione, caratterizzata dall'esteso sviluppo litoraneo. Il suo territorio è costituito dall'alto massiccio dell'Aspromonte, che discende nei due versanti del litorale ionico e tirreno attraverso una serie continua di colline e terrazze. L'economia della provincia è prevalentemente agricola (agrumi, olio, vino). Sviluppata è l'esportazione degli agrumi e delle essenze. Centri principali, oltre il capoluogo: Bagnara Calabra, Siderno, Locri.